martedì 7 giugno 2022

Il mio incontro con Lorenzo Cherubini

A 16/17 anni avevo ottenuto da mia nonna due Technics SL 1200 come regalo per la licenza media, ma non sapevo bene cosa avrei fatto nella vita.

L’energia per la musica cominciava a fluire inarrestabile e non c’era canzone, locale o DJ che non conoscessi. 

Ero molto informato sulla scena romana e una specie di calamita, oltre a portarmi in discoteca come tutti i miei coetanei, mi attaccava alla radio alla ricerca di musica, programmi mixati e dj che si avvicinassero ai set di Marco Trani, la quale scelta musicale che ascoltavo sulle sue cassettine era sempre piena di musica che non si sentiva spesso alla radio. Ho avuto la fortuna di ascoltare i suoi set con frequenza settimanale, perché il fratello di un mio amico (Mauro Di Cicco), frequentava ogni settimana l’Hysteria ed eravamo aggiornati costantemente, su quello che era il DJ più inarrivabile in quel periodo.


Faber Cucchetti aveva svezzato anche me con Dimensione Dance, il suo programma mixato, tagliato col Revox e scratchato, in onda ogni settimana su Radio Dimensione Suono. 

Ma quando mi imbattei nelle cassettine di Marco Trani cominciai a volere di più. Infatti oltre alla sua grande capacità tecnica, dove raramente si ascoltava un mixaggio uguale all’altro, aveva anche una scelta musicale unica che anticipava di mesi quello che avrei sentito alla radio.

La musica rap trainata dal fenomeno Break Dance cominciava ad affacciarsi prepotentemente anche in discoteca, che negli anni immediatamente precedenti era piena di musica inglese. Come quella dei Duran Duran, Frankie Goes To Hollywood, Wham, Depeche Mode, Talk Talk o Propaganda, giusto per fare qualche esempio. 

La novità per me era rappresentata dalla musica rap e ogni volta che sentivo qualcosa del genere alla radio, mi fermavo ad ascoltare.

  Lorenzo Cherubini nel 1985 a Radio Jolly


Fù così che sentii per la prima volta la voce di Lorenzo Cherubini a Radio Jolly. 

Non si chiamava ancora Jovanotti, ma era comunque un promettente DJ che si stava facendo strada nel panorama romano e che quel pomeriggio introduceva un pezzo rap, 

I’m Chillin di Kurtis Blow. 

La selezione proseguì tra brani più commerciali come ero abituato a sentire sulle altre emittenti, ed altri più ricercati che avevo sentito sulle cassette di Marco Trani. Sapeva aggiungere un pò di scratch alla Faber Cucchetti e mi “sembrava” che addirittura ci rappasse sopra! 

Inutile dire che il giorno dopo ero sulla frequenza di Radio Jolly per ascoltare il suo programma dall’inizio! 


Aveva un modo di condurre, informale e decisamente allegro, alternando con precoce maestria le hit più pop, come Wild Boys dei Duran Duran a quelle più ricercate tipo The Finest di SOS Band. 

Lo ricordo descrivere i gatti fuori la finestra della radio, che si facevano la corte oppure il paragone tra la schiena di Madonna e Shade e ciò che avrebbe fatto al loro cospetto.

Quel DJ dalla conduzione cosi diversa, unita a una scelta musicale commerciale, ricercata e di gusto allo stesso tempo, era il mix perfetto dei miei inarrivabili miti alla consolle di quel periodo, ma non ancora così conosciuto come gli altri. Per questi motivo lo vedevo più avvicinabile. 

Diventai un suo assiduo ascoltatore.

Divenne come Cucchetti e Trani, un personale punto di riferimento alla quale i miei primi passi da DJ sarebbero stati legati.

Un giorno maturai l'idea che era lui chi doveva dirmi se potevo fare il Disc Jockey, e darmi quello che oggi chiameremmo il feedback sulle mie eventuali doti da DJ. 

Decisi di mettere insieme su cassettina tre mixaggi e che in un modo o nell'altro li avrei sottoposti alla sua attenzione. 


Scelsi di andare direttamente a Radio Jolly.

Partii in autobus dal quartiere Alessandrino in direzione Piramide, cronometrando i tempi e trovarlo appena finiva il suo programma alle 16. 

Il tutto senza alcun preavviso!

Non ricordo nemmeno se suonai il citofono, ma ho perfettamente in mente quando mi apri la porta della radio e mi presentai chiedendogli se aveva un attimo per ascoltare due mixaggi sulla cassetta che avevo con me.

Conoscevo solo la sua voce e non sapevo come immaginarmelo. 

Era altissimo e anche lui portava ai piedi un paio di All Star come le mie, che in quel periodo non erano ancora così comuni. Mi disse di entrare e aspettare in silenzio l’imminente chiusura del programma: mi avrebbe dedicato giusto il tempo necessario per ascoltarli, anche se andava di fretta perché alle 17 doveva suonare da qualche parte, penso il 747 nei pressi della via Cassia.

Entrai con lui nella regia e fui colpito dal fatto che era diversa da tutte le radio che mi era capitato di vedere. Non c’era una stanza dedicata e canonicamente insonorizzata, di quelle dove vedevi il dj trasmettere aldilà di un vetro tipo un acquario. Bensì era un comodo grande salotto, varcata la cui soglia aveva sulla sinistra un ampio tavolo sulla quale poggiava un voluminoso mixer, scavalcato da una lunga asta al quale era attaccato il microfono dal quale parlava. 

Alla sua destra lungo la parete, i due immancabili Techincs SL 1200. Di fronte a tutto questo, c’era una grande vetrata che si affacciava sul verde giardino di quel elegante appartamento adibito a radio. “E’ da li che vedeva i gatti che trombavano” mi dissi.

Salutò gli ascoltatori sulle note di Notorious dei Duran Duran, ricordando i locali dove avrebbe suonato nel fine settimana. “Vieni” mi disse.

Entrammo in una stanzetta piccola dietro la porta dell’ingresso principale, poca luce, un amplificatore, due casse e una piastra. Inserì la cassetta alla quale il mio istinto che a mala pena alimentava un sogno, chiedeva una conferma. 


La mandò avanti velocemente alla ricerca del primo mixaggio.

Se non ricordo male la sequenza iniziava con Slave To The Rhytm di Grace Jones, di certo gli altri due erano Talk Talk - Such A Shame U.S Remix (Long Version) e Mercy Mercy - What Are We Gonna Do About It? (Dub Mix) perché fu proprio tra il mix di questi due dischi che mi disse: 

“Questo te lo copio”

Credo di essere diventato rosso dall’emozione. Anche adesso che ne sto scrivendo, mi sembra di essere attraversato dalla stessa adrenalina di quel momento.

Ma ve lo immaginate? Un vero DJ che mi avrebbe copiato un mixaggio, davvero non potevo crederci!

Non vedevo l’ora di tornare verso casa e dire a tutti i miei amici che Lorenzo Cherubini avrebbe fatto un mixaggio ascoltato da me!

Beh fu questo il mio primo incontro con lui ed è tutt’oggi uno dei ricordi più indelebili legati a quello che poi avrei fatto nella vita.


Per quanto riguarda Lorenzo, ebbi la sensazione che pensò di essersi liberato in fretta da quel ragazzo un po sfacciato, che bussò senza avvisare alla porta della radio. 

Ma nel caso si sbagliava, perché fu proprio lui ad aver acceso (...o meglio riacceso) quella miccia per la musica che mi avrebbe portato dove nemmeno immaginavo.

Da quel momento pensai con piu convinzione che avrei potuto fare il DJ e la mia strada per un periodo, si sarebbe sempre più spesso incrociata con la sua.

Ma queste sono altre storie, di cui vi racconterò.




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