venerdì 29 maggio 2015

Un normale controllo

Tempo fà transitavo in Alexanderplatz, esattamente dove si svolge una delle scene più significative del film Berlin Calling.
Ora di punta nel cuore di Berlino, sono di ritorno dal negozio di strumenti musicali Just Music, nel quale ho appena comprato due stilo nuovi, per le testine Shure M44-7 da montare sui miei piatti. 
Ho una giacca dal buon taglio, ai piedi un paio di scarpe tipo clark e un cappello blu mi raccoglie la chioma, altrimenti libera e fluente.
Insomma uno di quei giorni dove credo di avere un aspetto, ragionevolmente normale. 

La macchinetta per i biglietti della Uban, non vuole saperne di prendere le banconote da 20 euro.

"Prendo il pane, così cambio i soldi e faccio il biglietto” 
Dirigendomi verso il negozio, mi domando anche cosa hanno combinato quei due.

Tre agenti di polizia stavano eseguendo un controllo a due persone, con tanto di mani al muro e perquisizione approfondita.
"forse flagranza di reato.." mi dico camminando verso il baäckerei.
Torno nuovamente verso la biglietteria automatica, con la mia busta di pane in una mano e le monete spicce nell'altra.

Gli agenti che pochi istanti prima avevo visto all'opera, ora si dirigono verso di me fermandomi.
Uno di loro mi chiede cortesemente, sè parlo tedesco.
Gli rispondo che posso provare a parlare inglese.
Dal senso delle parole dell'agente, comprendo che la stazione è un luogo dove si commettono crimini e che dunque, avrebbero dovuto eseguire una perquisizione personale.






Dopo l’illuminante preambolò, porgo loro il documento d’identità per una verifica digitale dei dati, mentre un altro agente inizia a controlllare la borsa e la busta con le testine. Il tutore dell’ordine  col quale parlo, mi invita ad avvicinarmi al muro per eseguire un controllo personale.

Appoggio la busta col pane appena acquistato, sulla obliteratrice dei biglietti. Contemporaneamente realizzo che le persone prima di me, non erano stati pizzicati a commettere alcun reato.

Vengo invitato a svuotare il contenuto  delle mie tasche sul pavimento e a mettere le mani contro il muro, il tutto sotto gli occhi dei passanti, forse attraversati dai miei stessi pensieri rivolti a quei ragazzi fermati poco prima di me.

L'agente comincia a farmi qualche domanda di routine,
un pò come si fa in un locale con una persona appena conosciuta davanti a un boccale di birra.

Mi chiede se sono un turista oppure un residente.
"Sono un turista che vive a Berlino"
Come mai ti trovi a Berlino?
"Perchè adoro Berlino"
Perchè ti piace Berlino? Domanda ancora.
"Perchè sono un DJ e questa città è piena di musica, feste e buone vibrazioni" rispondo togliendomi anche il cappello, dal quale i miei dreadlocks scendono sfacciatamente copiosi.

Scruta attentamente gli oggetti personali sul pavimento e mi controlla i pantaloni partendo dalle caviglie.
Suoni musica Reagge?
Mi chiede alzando lo sguardo e incrociando i miei dreadlocks che adesso quasi gli sfiorano la faccia.
"Quella la ascolto volentieri, ma sono un dj di musica Techno."

Mi invita a ricompormi, cosa che faccio staccando le mani dal muro in ceramica verde acqua.
Raccolgo i capelli nel cappello e gli effetti personali dal pavimento. Continuo a sentire gli occhi dei passanti rivolgere lo sguardo verso quella scena, e ho come la sensazione pensassero che fossi un criminale. Poi mi attraversa la mente l'immagine del film e capisco che comunque non gliene frega un cazzo a nessuno.

L'altro agente mi restituisce la borsa, contenente un tablet posto dentro una futuristica busta in plastica trasparente e argentata, che in origine conteneva mutande. 
L'addetto al terminale mi ridà il documento, chiedendomi se mi chiamo Franco o Francesco.
Dopo aver risposto correttamente a quest'ultima domanda, mi augurano una buona giornata che ricambio educatamente.
Metto a tracolla la borsa e finalmente riesco a fare il biglietto.

Riprendo la busta del pane che avevo poggiato sull'obliteratrice inspiegabilmente ignorata durante lo scrupoloso controllo, pensando che lì dentro avrei potuto avere di tutto. 
Timbro il titolo di viaggio stringendolo forte tra il pollice e il dito medio e finalmente me ne torno a casa a montare le mie Shure.

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